Mi ero dimenticato di dire nel post precedente che le notizie che io riporto,sono prese dalla rivista"Le scienze"(rivista alla quale sono abbonato,per tenermi informato su un po' tutto il mondo della scienza),precisamente dal numero 348 del 1997
Concludo l'argomento che riguarda gli Universi paralleli.
La caratteristica più innovativa della teoria di Einstein è di ammettere soluzioni corrispondenti a geometrie non elementari, come quelle che descrivono spazi-tempo dotato di cunicoli (detti in inglese wormhole), vioè di strutture a geometria non semplicemente connessa che formano ponti fra regioni diverse dello stesso universo o fra universi distinti.
La più celebre di queste soluzioni è quella di Swarzschild.
Essa descrive due universi isometrici, asintoticamente piatti e vuoti eccetto per la presenza della sorgente, che è in questo caso una stella sferica non rotante ed elettricamente neutra. E' noto che se una stella ha una massa tento grande da generare, nel corso della sua evoluzione, un nucleo di massa superiore a circa 3,7 volte quella del Sole, allora è molto probabile che esso collassi sotto il proprio peso, senza che alcuna forza possa opporvisi. Quando ciò accade, il destino ultimo del nucleo è una concentrazione infinita di materia in un volume nullo, questo è uno stato classicamente non descrivibile in termini fisici e che chiamiamo singolarità di curvatura.
Quando la stella è ridotta a un punto, i due universi appaiono connessi da un cunicolo (spaziale) la cui massima restrizione è nota come "gola di Einstein-Rosen". Questa struttura topologica si evidenzia studiando l'immersione di una qualunque sezione dello spazio-tempo di Swarzschild, caratterizzata da un valore costante della coordinata tempo, in uno spazio euclideo. A dispetto della suggestione della rappresentazione, il cunicolo non è attraversabile perché è astruito dalla sorgente puntiforme.
Sebbene non siano direttamente connettibili, nel senso che un osservatore non può passare da uno all'altro, i due universi sono assolutamente identici, e scegliere di essere noi in uno o nell'altro è totalmente arbitrario. Nel caso in esame, la deformazione dello spazio-tempo conseguente al collasso della stella causa l'instaurarsi, sulla gola di Einstein-Rosen, di una superficie di non ritorno, "l'orizzonte degli eventi", che impedisce a qualunque segnale di uscire dal suo interno. Si ha cioè la formazione di un buco nero.
Già al suo ingresso, un buco nero genera deformazioni mareali tali da distruggere un corpo umano, a meno che non si considerino buchi neri giganteschi, da diecimila masse solari in su. Tuttavia, pur sopravvivendo all'azione distruttrice di un buco nero, qualsiasi cosa attraversi l'orizzonte degli eventi - un astronauta, una particella elementare o un raggio di luce - cessa di esistere sulla singolarità. Nondimeno, nel breve intervallo di tempo che precede l'impatto con la singolarità, l'oggetto in esame può scambiare informazioni, e quindi interagire casualmente con entità simili provenienti dall'universo parallelo che si cela al di là della gola di Einstein-Rosen e costrette anch'esse a finire sulla singolarità. Questo esempio di interazione fra universi paralleli, perfettamente plausibile dal punto di vista fisico, rimane non sperimentabile e pertanto ininfluente sulla "vita" degli universi esterni, a meno che la singolarità di curvatura non sia attraversabile e che da essa si possa tornare negli universi di partenza.
Le equazioni di Einstein forniscono soluzioni che prefigurano proprio questo tipo raccordo fra universi distinti o fra parti lontane di uno stesso universo, purché si superi l'ostacolo della singolarità. Un'appropriata descrizione di quest'ultima è relegata a una teoria quantistica della gravitazione e quindi a una trattazione in tal senso della geometria.
Poiché la formazione di una singolarità di curvatura, come risultato del collasso gravitazionale, è una conseguenza inevitabile delle condizioni di positività dell'energia già menzionate, potendo queste ultime essere violate in un contesto quantistico le singolarità classiche diventano strutture quantistiche "non singolari" della geometria.
Perciò la violazione delle condizioni di positività dell'energia permette l'esistenza di cunicoli spazio-temporali attraversabili e tali da connettere universi paralleli. Tale circostanza, offrirebbe una soluzione del paradosso della perdita dell'informazione conseguente al fenomeno dell'evaporazione dei buchi neri. Sulla base di un'idea di J.D. Bekenstein, Stephen Hawking ha potuto dimostrare che un buco nero, a dispetto della sua stessa definizione, è sorgente di un'emissione termica di particelle che con il tempo riduce la massa, e quindi le dimensioni, del buco nero fino alla sua scomparsa. Il carattere termico della radiazione fa si che l'informazione, inizialmente codificata nelle proprietà geometriche del buco nero, alla fine si perda violando il principio fondamentale della sua conservazione.
Poiché la singolarità al centro del buco nero è, dal punto di vista quantistico, un tunnel che, come già detto, può portare in punti diversi del nostro universo o in un altro a esso parallelo, alla fine dell'evaporazione è lecito supporre che non vi sia stata una perdita di informazioni, bensì solo una sua dispersione nell'altro universo - o nel nostro stesso ma altrove - secondo modalità ancora non note. Indubbiamente, questa visione della realtà microscopica è molto stimolante e ricca di implicazioni.
La più ovvia è che la geometria di base del nostro universo sia corrotta a scale molto piccole, specificamente alla scala di Planck (10^-33 cm), in una struttura molteplicemente connessa caratterizzata da un intrico di cunicoli che collegano, porzioni diverse dello stesso universo oppure universi paralleli.
Ciò è dovuto alla presenza di fluttuazioni quantistiche di materia-energia che a questa scala sono di grandissima intensità e pertanto in grado di alterare la geometria secondo le equazioni di Einstein, formando cunicoli attraversabili.
Lo spazio-tempo a queste scale acquista struttura "spugnosa", in cui l'informazione, comunque definita, si diffonde nel nostro universo o in altri, e viceversa, attraverso questi cunicoli, quasi fossero capillari nel tessuto strutturale del mondo fisico.
Può dunque il collasso gravitazionale far si che la materia che una volta era una stella sia ridotta, alla fine, a pura geometria, e che il suo stato finale sia la dissoluzione del contenuto informativo nell'intrico quantistico di cunicoli attraverso i quali esso si ridistribuisce altrove nel nostro universo, o in qualche universo parallelo al nostro?
Può essere che, per lo stesso motivo, noi riceviamo da universi paralleli o da regioni distanti del nostro universo informazioni e stimoli di cui ancora non abbiamo coscienza ?
Vorrei anche consigliarvi un telefilm che parla di questo argomento:Fringe.Un telefilm che io adoro.